I miracoli di Gesù

(129)

Gesù guarisce il bambino nato cieco di Sidone (473.2 - 473.3 - 473.4)

La donna ha per mano il bambino o la bambina che ho detto. Un bel bambino di un sette anni circa. E' anche robusto, ma per niente vivace. Sta quieto quieto, a capo chino, per mano della mamma, senza occuparsi di quanto avviene.
La donna guarda ma non osa avvicinarsi al gruppo che si è stretto intorno a Gesù. Pare indecisa, in contrasto fra la voglia di andare e la tema di farsi avanti. Ma poi decide una cosa di mezzo: attirare l'attenzione di Gesù. Vede che Questo ha preso fra le braccia un bambolone tutto roseo e ridente che una madre gli ha offerto e che, parlando a un vecchietto, se lo stringe al cuore con moto di cuna. Si curva sul suo bambino e gli dice qualche cosa. Il bambino alza il capo. Vedo allora un visetto triste, dagli occhi chiusi. E' cieco. "Pietà di me, Gesù!" dice.
La vocina infantile incrina l'aria ferma della piazza e va, col suo lamento, sino al gruppo.
Gesù si volge e vede. Si muove subito. Con una sollecitudine amorosa. Non consegna neppure il pargolo che ha in braccio, alla madre. Va, alto e bellissimo, verso il povero ciechino, che dopo il suo grido ha riabbassato il capo, inutilmente sollecitato dalla madre a ripetere il grido.
Gesù è di fronte alla donna. La guarda. Anche lei lo guarda; poi, timidamente, china lo sguardo. Gesù l'aiuta. Ha reso l'infante che aveva in braccio, alla donna che glielo aveva porto.
"Donna: è tuo questo figlio?"
"Sì, Maestro, è il mio primogenito."
Gesù lo accarezza sulla testolina chinata. Gesù pare non abbia visto la cecità del piccolo. Ma penso che lo faccia di proposito per far formulare alla madre la sua richiesta.
"L'Altissimo ha dunque benedetta la tua casa con numerosa prole e dandoti per primo il maschio sacro al Signore."
"Ho un maschio solo, questo e tre altre bambine. E non ne avrò altri..." Un singhiozzo.
"Perchè piangi, donna?"
"Perchè il mio maschio è cieco, Maestro!"
"E tu vorresti che egli vedesse. Puoi credere?"
"Credo, Maestro. Mi hanno detto che Tu hai aperto gli occhi che erano chiusi. Ma il mio bambino è nato con occhi seccati. Guardalo, Gesù, Sotto le palpebre non c'è nulla..."
Gesù alza verso di Sè il visetto precocemente serio e guarda sollevando col pollice le palpebre. Un vuoto è di sotto. Torna a parlare tenendo alzato con una mano il visetto verso di Sè.
"Perchè sei venuta, allora, donna?"
"Perchè... lo so che è più difficile per il mio bambino... ma se è vero che Tu sei l'Atteso, Tu lo puoi fare. Il Padre tuo ha fatto i mondi... Non potresti Tu fare due pupille alla mia creatura?"
"Tu credi che Io vengo dal Padre, Signore Altissimo?"
"Credo questo e che Tu tutto possa."
Gesù guarda come per valutare quanta fede sia in lei e di che purezza sia tal fede. Ha un sorriso. Poi dice: "Bambino, vieni a Me" e lo conduce per mano su un muretto alto un mezzo metro, che si alza dalla strada a una casa, una specie di spalletta per riparare questa dalla via che fa una svolta in quel punto.
Quando il bambino è ben sicuro su quel rialzo, Gesù si fa serio: imponente. La folla si accalca intorno a Lui, al bambino e alla madre trepidante. Io vedo Gesù di lato, di profilo. Tutto paludato nel suo mantello blu scurissimo sulla veste appena un poco più chiara, ha un viso ispirato. Pare più alto e fin più robusto, come sempre quando sprigiona una potenza di miracolo. E questa volta è una delle volte che mi pare più imponente. Pone le mani sul capo del bambino, le mani aperte, ma coi due pollici si appoggia alle orbite vuote. Alza il capo e prega intensamente ma senza muovere labbro. Un colloquio, certo, col Padre suo. Poi dice: "Vedi! Lo voglio! E loda il Signore!" e alla donna: "Sia premiata la tua fede. Eccoti i figlio che sarà il tuo onore e la tua pace. Mostralo a tuo marito. Egli tornerà al tuo amore e nuovi giorni felice conoscerà la tua casa."